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martedì 15 settembre 2020

✎Recensione ▫ Sulle tracce di Jack lo squartatore di Kerri Maniscalco

Ciao lettori,
Come state?
Ho deciso di pubblicare questa recensione il giorno di uscita perché in mezzo a tanti commenti entusiasti vuoi mettere la possibilità di leggere anche una recensione negativa?! Quindi eccovi qui la mia opinione su la serie del momento, spero vi faccia piacere avere un pensiero diverso così da farvi avere un'idea migliore se acquistare o meno il romanzo.

⋐ Sulle tracce di Jack lo squartatore 
di Kerri Maniscalco ⋑
SERIE: STALKING JACK THE RIPPER #1
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GENERE: HISTORY ❁ MYSTERY ❁ YA
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OMAGGIO DA PARTE DELLA CASA EDITRICE
titolo: Sulle tracce di Jack lo squartatore
Autore: Kerri Maniscalco
Editore: Oscar Vault Mondadori
Prezzo: 20.00€
data di uscita: 15 Settembre 2020
Voto:
TRAMA:
È stata cresciuta per essere la perfetta dama dell’alta società vittoriana, ma Audrey Rose Wadsworth vede il proprio futuro in modo molto diverso. Dopo aver perso l’amatissima madre, è decisa a comprendere la natura della morte e i suoi meccanismi. Così abbandona l’ago da ricamo per impugnare un bisturi da autopsia, e in segreto inizia a studiare Medicina legale. Presto viene coinvolta nelle indagini sull’assassino seriale noto come Jack lo Squartatore e, con orrore, si rende conto che la ricerca di indizi la porta molto più vicina al suo mondo ovattato di quanto avrebbe mai creduto possibile.






Recensione
Questa doveva essere una recensione fatta per festeggiare l'uscita della serie, una serie che viene pubblicizzata in maniera massiccia dalla casa editrice stessa, da farti venire voglia di comprare i tre volumi ad occhi chiusi. Ma ringrazio chi mi ha chiesto di partecipare all'evento e avermi risparmiato l'acquisto perché sicuramente mi sarei arrabbiata per essermi fatta abbindolare dall'edizione e non dai contenuti.
Atmosfere horror? Personaggi con un background interessante? Plot-twist? Dove sono tutte le cose che mi sarei aspettata da questa lettura? Ma andiamo con ordine.
Audrey Rose ha perso la madre. Questo fatto ha segnato il pare che decide di "segregare" la figlia a casa onde evitare che anche lei possa contrarre qualche malattia contagiosa e perdere la vita. Fine. Questo è la backstory del personaggio. Peccato che non si percepisce veramente questo senso di reclusione e solitudine da parte sua. Manca l'introspezione, qualcosa che ti faccia provare empatia per le sue vicissitudini. Ma c'è una cosa che ti fa detestare in assoluto il personaggio: questo suo costante senso si superiorità. Ogni volta doveva ripeterci che era intelligente, che lei era uscita dalla gabbia dorata (e ogni volta che ce lo ricordava mi saliva il crimine), che non si interessava a abiti su misura o ricevimenti (però sa riconoscere la bellezza di un bel vestito) a differenza delle sue coetanee che vivono ancora all'interno di quella società maschilista e sessista che le vede solo come soprammobili. Puntualmente doveva convincerci che le era tutto negato, che essendo lei donna non aveva le stesse possibilità di un uomo ma sapeva di esserne migliore (ANCHE MENO AUDREY ROSE). E la cosa divertente (anche se c'è poco da ridere) è che in tutto questo, lei aveva continuamente la strada spianata. Dove sono tutti questi ostacoli e pregiudizi? Al padre riesce a rifilare le stesse scuse -e pensate un po', funzionano tutte le volte!- il fratello le permette di fare tutto quello che desidera, lo zio la istruisce senza tener conto del suo sesso e persino l'ispettore di polizia tiene stima delle sue capacità. Considerate che la ragazza esce quando vuole e con chi vuole e quando il padre finalmente impone la sua autorità riesce a svignarsela comunque, senza nemmeno essere, che so, rinchiusa nelle sue stanze!
L'ambientazione. Cosa dire? Kerri Maniscalco non conosceva le basi evidentemente per fare certi errori. Neanche mi metto qui a elencarli, sta di fatto che quando si decide di scrivere una storia che ha come protagonista una ragazza aristocratica un minimo di studio su il comportamento o l'etichetta era obbligatorio. Le descrizioni ridotte proprio al minimo indispensabile. Se l'autrice non ci ricordava che la protagonista si spostava con la carrozza poteva benissimo essere una storia narrata nell'era moderna. Non che mi aspettassi dei gran balli o ricevimenti ad ogni capitolo ma almeno se ce ne fosse stato qualcuno mi avrebbe fatto più immergere nell'epoca specialmente perché essendo lei un membro dell'aristocrazia avrebbe avuto senso. Anzi, quando se ne presenta davvero l'occasione non solo la scena è breve e piena di dialoghi inutili ma comunque è usata come espediente per presentare l'enorme divario tra lei e le altre ragazze della sua età.
Il romanzo è narrato in prima persona (e secondo me era più adatta la terza), lo stile è molto semplice, infatti è una lettura che non ha grandi pretese. Essendo così non riesce a regalarci la sorpresa sull'identità del famoso Jack lo Squartatore in quanto fin da subito si capisce chi è il serial killer (e datemi retta, non sono la prima che ci è arrivata fin dalle prime pagine). Io capisco mia cara Kerri che tu ci provi a sconvolgerci ma per come hai deciso di sviluppare la trama è ovvio (e anche banale) che finirà per essere qualcun altro il colpevole. E devo ammettere che l'inizio era anche promettente, fin da subito la ragazza coglie degli indizi molto importanti sul caso, peccato che l'autrice le faccia fare scelte stupide e sconsiderate, finendo per chiederti dove sia finito il suo buon senso. (Tra parentesi un personaggio rivela a lei e Thomas un indizio importantissimo, -siamo proprio all'inizio delle indagini- e nessuno dei due sembra averlo preso in considerazione! Ma questi due non dovrebbero cogliere tutto anche il più piccolo granello di sabbia?!)
Il romance. Io ci ho provato ma Thomas non mi ha colpito chissà quanto. Ho letto su Goodreads che l'autrice si è ispirata a Sherlock Holmes per lui ma io di somiglianze non ne vedo nessuna. Avete presente quella persona boriosa, arrogante e vanesia? Eccovi Thomas. Lui dovrebbe essere un automa che non prova emozioni, eppure riesce a vedere in Audrey Rose le sue stesse ambizioni. Dopo il primo incontro i due iniziano immediatamente a punzecchiarsi, un po' per rivalità e un po' perché forse l'autrice pensava di rendere il rapporto più frizzante (io dopo un po' mi ero stancata a starci dietro). Comunque si sono trovati perché ad entrambi piace l'anatomia e venderebbero il cane del vicino per avere un corpo da analizzare e catalogare (Avete presente la scena in Cinquanta sfumature di grigio dove Christian mostra ad Anastasia la sua camera dei giochi? Io mi immagino Audrey Rose al posto di lei che invece fissa con eccitazione un cuore da aprire con il bisturi, LOL)
Il finale mi ha fatto sorridere. Tutto si conclude in una manciata di pagine, viene svelato il colpevole (e se già l'autrice si ispira a Sherlock Holmes anche qui fa lo stesso, ma non vi dico quale romanzo sennò è spoiler) dandogli una motivazione, che potrebbe anche essere valida ma gestita malissimo. Ma la parte migliore deve ancora arrivare perché alla fine la protagonista nonostante un comportamento inappropriato e incurante delle regole e dove più volte ha messo a repentaglio la sua vita e la sua reputazione riesce ad ottenere ciò di cui ha sempre desiderato. E lei si sforza anche a fare la povera fanciulla che decide di accettare il suo triste destino di "fattrice" (e cinque minuti prima era a fare i cavoli suoi, così, per dire!) ed invece, la sorpresa!

2 commenti:

  1. É il primo commento negativo sul romanzo che leggo e ne avevo bisogno! Grazie per questa recensione sincera!

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